Il nostro bambino delle stelle

Consulenza il dono del cuore | Aborto spontaneo| 25 marzo 2020

Quando la signora Bianchi* chiama «Il dono del cuore» ha già vissuto un’altalena di emozioni. Era da tempo che lei e il marito desideravano un figlio e quando la gravidanza venne confermata, non stavano in sé per la gioia. Colmi di entusiasmo, davano la notizia a tutti. Prima della seconda visita di controllo, tuttavia, li sconvolse lo shock di un aborto spontaneo. Una profonda tristezza li invase. E insieme al dolore devastante, in casa entrò una corposa fattura dell’assicurazione malattia.

La signora Bianchi non capisce più il mondo. Erano così felici dell’arrivo del bambino, racconta alla consulente del «Dono del cuore». Avevano già pensato a come sistemare la cameretta... La voce le viene meno, soffocata dalle lacrime. La gioia era troppo grande, ora è troppo grande la tristezza. La consulente ascolta la signora Bianchi con empatia senza metterle fretta. Quando la signora Bianchi si riprende, si rammarica dell’assenza di comprensione da parte di chi le sta intorno, il che rende le cose ancora più difficili. Di fatto, degli aborti spontanei quasi non si parla, mentre sui social media i racconti di queste esperienze sono sempre più frequenti. È importante. Perché circa il 15-20% di tutte le gravidanze confermate termina con un aborto spontaneo.

La perdita del bambino ha lasciato un grande vuoto. Per la coppia è particolarmente impegnativo imparare a convivere con il «perché?». La consulente del «Dono del cuore» informa la signora Bianchi di varie opportunità di supporto e servizi specializzati e le consiglia inoltre di prendere in considerazione l’idea di rivolgersi a un aiuto professionali, perché un aborto spontaneo può avere profonde conseguenze psicologiche ed emotive. Come dimostrano gli ultimi studi realizzati in Inghilterra e in Svizzera, molte donne soffrono tra l’altro stress post-traumatico anche dopo un aborto precoce (prima della 13ª settimana di gravidanza), e talvolta anche i loro compagni.

Poiché si era già stabilito un vincolo affettivo con il nascituro, la signora Bianchi – come succede a molte persone nella stessa situazione – desidera dare vera sepoltura al suo «bambino delle stelle» (così vengono chiamati i bambini che muoiono in gravidanza oppure durante o poco dopo il parto). Solo così al piccolo abortito è conferita un’esistenza ufficiale con un nome registrato. In Svizzera è possibile effettuare l’iscrizione volontaria nel registro dello stato civile, che un funerale può semplificare. Diversi comuni, inoltre, mettono a disposizione tombe apposite per i bambini delle stelle.

Alla signora Bianchi viene inoltre addebitata la partecipazione alle spese fatturate a posteriori dall’assicurazione malattia. Ai sensi dell’assicurazione malattia obbligatoria, fino alla 12ª settimana la gravidanza è considerata malattia. Per PRO LIFE, invece, la maternità inizia al momento del concepimento. La signora Bianchi è molto contenta quando la consulente le comunica che PRO LIFE coprirà i costi di franchigia e di quota parte scoperti, assumendoli come contributo volontario. Così possono liberarsi almeno di questa preoccupazione.

Grazie alle informazioni, alla condivisione e al racconto del vissuto e a un buon accompagnamento, la coppia ha acquisito nuova fiducia. Ma Stella*, come hanno chiamato la loro bambina delle stelle, sarà sempre parte della loro vita.

^{* Nome modificato}

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